Un vero duello il secondo dibattito Trump-Clinton

Continuiamo nella nostra analisi degli elementi formali e non verbali di questa corsa alla presidenza degli USA.  Anche in questo caso i sondaggi di CNN danno un vantaggio a Hillary Clinton. Vediamo perché.

 Un contesto diverso

Come prima cosa dobbiamo osservare il contesto in cui si svolge il dibattito che è molto cambiato rispetto al primo. I contendenti sono sempre in piedi, ma non hanno più un leggio e un microfono che li costringeva a stare fermi e praticamente immobili, ma hanno la possibilità di muoversi, è stata fornita loro una sedia alta e un supporto. Curiosamente, dal mio punto di vista, il microfono è di quelli “a gelato” e lo devono tenere di fronte alla bocca, bloccando l’uso della mano dedicata a questo scopo. I due partecipanti sono ormai collaudati e, in effetti, questa scelta non crea loro particolari difficoltà, inoltre sono sicuramente più liberi e dovrebbero essere maggiormente a loro agio. L’altra novità è la presenza del pubblico piazzato ai lati dei due candidati, quaranta persone “non schierate”, che saranno chiamate a porre domande dirette. Inoltre sono due i giornalisti che moderano il dibattito, ponendo domande piuttosto complesse rispetto al primo incontro.

 Un duello anche nella gestualità

Quello che abbiamo visto in realtà più che un dibattito è stato un duello, in cui l’arma preferita è stata sicuramente l’attacco personale. Se nel primo dibattito emersero alcuni punti di vista su come affrontare i problemi degli Stati Uniti, in quest’occasione le proposte politiche sono state affossate dagli attacchi.

Trump ha sempre una gestualità aggressiva, sta quasi sempre in piedi muovendosi sul palco come un leone in gabbia, segue Clinton, non la perde di vista, la interrompe e intercala le sue osservazioni, a volte si appoggia con le braccia al supporto fornito.

Clinton si siede, dimostrando maggiore tranquillità e sicurezza, alzandosi solo quando le viene fatta la domanda. La sua gestualità è sempre aperta e positiva, ma soprattutto conquista lo spazio in modo più efficace di quanto non riesca a fare Trump. Rispondendo alle domande del pubblico, Hillary Clinton si avvicina e si rivolge loro guardando le persone, ed è molto abile anche nell’utilizzo dello sguardo facendolo scorrere e spaziare su quanti la stanno ascoltando. Trump, dal canto suo non perde mai di vista Hillary, come se avesse il timore di essere aggredito da lei in ogni momento. Infine quando è in attesa in piedi si pone in una posizione di difesa per niente affascinante, con le mani incrociate al di sotto della cintura (come fanno i calciatori di fronte a un calcio di punizione), riuscendo a trascinare una volta anche Clinton nella stessa posizione.

 Freddezza e uso della voce

Gli attacchi e le parate in questo duello sono stati innumerevoli ma è ancora Clinton a gestire meglio gli attacchi ricevuti, sorvolando su alcuni, trovando la risposta spiazzante in altri, mantenendo la freddezza necessaria e senza entrare in polemica. Cosa che fa in misura più importante Trump, mettendosi anche a discutere con i moderatori (e la giornalista dell’ABC mostra anch’essa un’aperta aggressività nei confronti del candidato repubblicano).

Clinton risponde alle domande modulando le risposte anche con la voce, che sale e scende di tono si fa più veloce dopo aver rallentato. Hillary Clinton pone anche qualche domanda retorica, per attirare l’attenzione su quanto sta per dire. Trump fa solo affermazioni, non risponde, tanto da venir accusato da Hillary e dai giornalisti. Uno degli aspetti più curiosi di Donald Trump è capire perché tiri su con il naso. Già nel primo dibattito era stato presente, ma in questo caso è diventato molto più evidente. C’è da chiedersi se non sia un sintomo di stress, poiché è variabile e non sempre presente.

 L’hamburger di Donald

Passando alla forma, se Clinton ha continuato a chiamare il suo contendente Donald (ma in numero di volte molto inferiore), Trump ha abbandonato l’istituzionale Secretary Clintonper un più prosaico e meno elegante lei (She o Her), e rivolgendosi al pubblico con un paternalista ve lo dico io (I will tell you). Ma la sua perfomance migliore dal punto di vista della comunicazione verbale si ha nella prima parte del duello, quando è costretto a scusarsi per il video in cui parla in modo molto volgare e maschilista di un’attrice. Dopo aver detto due volte (ammiccando al pubblico maschile), che in fondo si trattava di chiacchiere da spogliatoio di cui non va fiero, è stato costretto a delle scuse ufficiali. E qui infatti, per diminuire l’impatto emozionale del richiamare questa gigantesca gaffe che non può essere negata, utilizza la tecnica dell’hamburger, che consiste nell’affogare le scuse nel mezzo di altri argomenti. Nel suo caso accusando Bill Clinton di aver molestato delle donne, scusandosi (I apologize) e poi attaccando di nuovo il presidente Clinton e la stessa Hillary, che in questo caso risponde con una splendida citazione di Michelle Obama!

 Lo spettatore e il rispetto

Il punto più alto e positivo del duello è stato raggiunto alla fine: alla domanda di uno spettatore che chiede cosa i due contendenti rispettino nell’altro, l’astuta Hillary ha espresso stima per i figli di Trump! Donald invece ammette di apprezzare che la sua avversaria non molla mai, non si arrende mai ed è sempre pronta a combattere.

A questo punto della corsa sembra che Donald Trump si sia arreso, inconsciamente, quando cita i due generali McArthur e Patton, ma dimentica Dwight Eisenhower il vincitore della guerra in Europa che sarà poi presidente repubblicano degli USA. Riprendendo due temi emersi nel primo dibattito si potrebbe affermare che è Hillary Clinton ad avere un vero temperamento da comandante in capo.

Doriano Marangon

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